«Così miglioreremo il servizio pubblico».

Intervista al segretario generale della Fp Cgil di Brescia Vincenzo Moriello sulle elezioni delle Rsu del 5,6,7 aprile. 

Buongiorno. Ad aprile si rinnovano le Rsu.
«Una straordinaria occasione per far vivere la democrazia nei luoghi di lavoro. E una straordinaria occasione per lavoratrici e lavoratori di essere protagonisti delle loro condizioni lavorative.
Alle Rsu votano iscritti e non iscritti al sindacato, le Rsu sono soggetto titolare della contrattazione nel posto di lavoro. Si occupano di orari, salute e sicurezza, indennità, ferie, di produttività e progressioni economiche».

Il voto vale anche sul piano nazionale?
«Il voto alle Rsu – insieme al numero di iscritti – concorre a definire la rappresentatività dei sindacati a livello nazionale. E quindi chi può sedersi al tavolo delle trattative nazionali. È anche per questo che parlo di straordinaria occasione democratica e di protagonismo dei lavoratori».

Come state costruendo le liste?
«Liste aperte innanzitutto: bisogna condividere la nostra piattaforma ovviamente ma non è necessario essere iscritti al nostro sindacato.E liste rappresentative di tutti i profili professionali presenti nelle diverse situazioni lavorative. Perché noi siamo per valorizzare le singole professionalità, ma siamo contrari alle logiche corporative. Ad esempio, in ambito sanitario tutti concorrono – ognuno per quanto è di loro responsabilità – a garantire cura ed assistenza. Questo vale per ogni ambito: noi siamo per la valorizzazione del lavoro d’equipe e della funzione di servizio del lavoro pubblico».


Un pezzo grosso del rinnovo delle Rsu riguarda la sanità pubblica.
«Per anni c’è stato il blocco delle assunzioni, col risultato che manca personale e quello che c’è ha una età media superiore ai 50 anni. Poco personale significa minore capacità di garantire qualità del servizio, età media alta significa assenza di una generazione digitale. A questo si aggiunge la riduzione degli investimenti che ha interessato il settore. La pandemia ha reso più manifesti questi problemi e in Lombardia ha evidenziato l’abbandono della medicina territoriale. Come è noto il modello lombardo ha privilegiato la centralità ospedaliera, aumentando sempre più il peso del privato. Non per caso oggi il 40% dei posti letto sono in strutture private. Non solo, anche nel pubblico ci sono pezzi che vengono privatizzati, dai pronti soccorso ai reparti specialistici».

Si vota anche per enti locali e funzioni centrali.
«La carenza di organico è tema che attraversa tutto il pubblico impiego. Uno dei casi più eclatanti è quello degli ispettorati del lavoro, sotto organico in modo cronico e oramai in evidente affanno anche in situazioni ordinarie, figuriamoci in questo periodo di cantieri edili che sorgono come funghi dalla sera al mattino. C’è anche un grande problema di retribuzioni, negli ultimi 12 anni abbiamo rinnovato un solo contratto nazionale nel 2018. E c’è quindi anche un mancato riconoscimento delle professionalità. Il tema di come si ricostruisce e si valorizza il pubblico è al centro delle nostre riflessioni e dei rinnovi contrattuali in corso».


Tre punti in sintesi.
«Piano straordinario di assunzioni, crescita delle retribuzioni e riconoscimento professionale, necessità di rendere esigibili i diritti: ferie, riposi e formazione devono essere garantiti ma in alcuni settori – in sanità e non solo – è sempre più difficile. E poi c’è il lavoro agile (lo smart working, ndr), che deve essere esteso e reso più strutturato».

Così sono quattro.
«Vero, ma il lavoro agile parla del futuro del servizio pubblico. Il voto alle Rsu è importante anche per questo».